mercoledì 23 ottobre 2013

Pretty Little Addiction #2 - "Grave New World" 4x13


 Rieccoci qui, dopo una lunga pausa, a commentare un "Halloween Special" che di speciale ha ben poco.

Puntata piuttosto noiosa e deludente, considerata l'attesa e la grande pubblicità che l'hanno preceduta: estremamente statica, non ha portato avanzamenti consistenti alla storia e, in alcuni punti, si è dimostrata anche scontata e piena di clichè.

Ma facciamo il punto della situazione.

Dunque, dunque...eravamo rimasti, più o meno due mesi fa, con due grandi rivelazioni: Alison ancora viva ed Ezra che soprendentemente abbandona la sua vita da divano e pantofole per rivelarsi A.
Ripartiamo con le nostre quattro ragazze che, dopo aver scoperto la verità su Ali dalla pseudo sensitiva Mrs Grunwald, sono di nuovo a Ravenswood per partecipare ad una festa esclusiva che la città, non accontentandosi delle sue atmosfere già abbastanza inquietanti, ha organizzato in un cimitero!
Ah, che grande idea: chi non ha mai sognato, almeno una volta nella vita, di mangiare stuzzicchini e ballare allegramente fra lapidi e mausolei al chiaro di luna?
Ma ecco che spunta Red Coat e le ragazze si fiondano subito nell'inseguimento, dando il via ad una serie di scene tipiche del peggiore dei film horror: passaggi segreti nascosti dietro a statue dagli ochhi sanguinanti, improvvise interruzioni di energia elettrica, sparizioni, la voce di Alison che grida da lontano, ambigue goccie di liquido rosso che colano dal soffitto e chi più ne ha più ne metta.
Hanna si perde e da' dello stupido al telefono, quando dovrebbe rendersi conto che forse entrare da soli in una cabina telefonica all'interno di una villa sconosciuta non è di certo una mossa intelligente...e fra l'altro, chi diavolo terrebbe in casa una cabina telefonica?
Spencer ingaggia una rissa con A nel suo fashionissimo scafandro, mentre Emily per poco non viene tranciata a metà da un'affilatissima finestra di vetro. Mi perdonerete per questa immagine orribile.
Tanto affanno per ritrovarsi davanti ad un registratore, quando tutti quanti, ad eccezione di quelle tre dementi di Spencer, Emily ed Aria, avevano capito che la voce di Alison era registarata fin dall'inizio.
Unica nota positiva della puntata, l'entrata in scena di Miranda, che comunque è in realtà il personaggio di un'altra serie ( era troppo intelligente per entrare a far parte del cast di Pretty Little Liars ).

Insomma, torno a ripeterlo: puntata estremamente noiosa in cui a dominare è il paranormale. Passaggi segreti che si aprono e chiudono da soli, improvvise folate di vento, personaggi vivi che si scopre essere morti ( vedi il tizio inquietantissimo seduto sull'autobus per Rosewood con l'occhio di vetro ) ecc.

Non che io non apprezzi questo genere di storie dai toni paranormali, anzi. Semplicemente mi da' fastido quando questi elementi vengoni inseriti, all'improvviso, in un contesto che fino a quel momento non ha mai toccato ambiti del genere.
Si tratta di coerenza, ragazzi.
E' come se si utilizzasse la magia per spiegare qualche scelta talmente assurda nella storia che non può essere giustificata in altro modo, non so se mi spiego.

Ad ogni modo, credo ( e spero ) che questa puntata sia sta un'eccezione.
Molto probabilmente si tratta di una scelta voluta, affinchè la puntata facesse da preparazione allo spin-off di Ravenswood ( che non ho ancora visto ma che sono sicuro mi piacerà ).

L'unica parte che ho apprezzato è stato il finale: scontatissimo, è vero, però finalmente abbiamo la certezza che Alison è viva e, lo ammetto, prima che si girasse per rivelare finalmente il suo volto, mi era presa un po' d'ansia, dopo quarantadue minuti di scene che avevo vissuto in totale apatia.
Se sono contento che sia viva?
Sì, lo sono.
Lo so, lo so, in questo modo la già incomprensibile trama si complicherà ancora di più, ma dalla primissima puntata della prima stagione ho sempre sperato che non fosse morta davvero. E anche voi, ne sono sicuro.
Quello di Alison è un personaggio così complesso che non può lasciare indifferenti.

Beh, in conclusione: raccogliete i vostri dubbi e metteteli da parte, perchè non avranno risposta fino alla
prossima puntata, a gennaio.
Un'altra lunga pausa, che spero, però, valga la pena.

A presto,

- Lorenzo :)

<< Vi sono mancata? >>
 

P.S. Che ne pensate della coppia Caleb/Miranda? A me piacciono molto, anche se sono di parte perchè ho sempre odiato Hanna e Caleb insieme.
Ci ha pensato proprio Hanna a risolvere il problema: ha lasciato il suo ragazzo in una cittadina sperduta con una persona appena conosciuta.
Ah, è sempre così saggia! ;)





giovedì 17 ottobre 2013

Recensione 'Garden' - Emma Romero



TITOLO: Garden
AUTRICE: Emma Romero
CASA EDITRICE: Mondadori
TOTALE PAGINE: 271
PREZZO: € 14,90
TRAMA: Il ritardo è negligenza. La negligenza è disordine. Il disordine è il seme della perdizione. Maite è tra le operaie più efficienti nella fabbrica in cui lavora. In fondo non ha scelta: se commettesse un'infrazione sarebbe punita con la morte. Maite coltiva in segreto la sua passione, il canto, e sogna di raggiungere il leggendario giardino alla fine del mondo, dove si narra vivano i ribelli in completa libertà e dove pare siano sopravvissute le lucciole. Perché il suo paese è diventato una prigione fredda e spoglia. Dopo una lunga guerra, l'Italia è stata divisa in Signorie e, per impedire il ritorno al caos, le arti e le scienze sono riservate a una casta di eletti, mentre gli esclusi sono condannati a una vita di obblighi e privazioni. L'unica fonte di svago è la Cerimonia, la grande festa celebrata per l'anniversario della Rinascita. Maite ha sempre voluto esibirsi su quel palco, ma il giorno in cui potrà finalmente ottenere il suo riscatto scoprirà che, in un paese che ha ucciso ogni speranza, anche dai sogni si può desiderare di fuggire... 

Un ammasso di automi, questo siamo diventati. Non credo fosse ciò che intendevano i nostri padri, quando dicevano che un giorno saremmo diventati grandi.

Garden è un romanzo chiaramente distopico, ambientato in un'Italia futura il cui governo ha cercato di ritornare allo splendore e alla ricchezza del Rinascimento, frammentando la penisola in numerose Signorie.

Il risultato ottenuto è però molto più vicino a quello di un totalitarismo e la rinascita in realtà è tale soltanto nelle frasi pompose e costruite che il presidente propina al popolo, per convincerlo della grandezza dell'epoca in cui sta vivendo.
Un'epoca che ha da tempo sconfitto la guerra, ma che costringe gli uomini ad una vita di sacrifici e lavoro, ad eccezione di una ristretta cerchia di cittadini privilegiati.

Il popolo non ha libertà di scelta: una Macchina dell'Assegnazione decide per ogni uomo il lavoro, lo spedisce in una delle imponenti fabbriche che dominano la periferia e tutto quello che gli è richiesto di fare è produrre, senza mai fermarsi, sopravvivendo di stenti e razionando cibo e acqua, mentre in Città si vive immersi nel lusso e nell'agio, protetti dall'aura del Palazzo del Governo e circondati da ben cinque recinzioni, dando vita ad una distinzione fra cittadini di serie A e B che non è soltanto giuridica e morale, ma anche fisica.

E se l'antico Rinascimento italiano è conosciuto per la sua fiorente e ricca attività artistica e culturale, nella nuova Italia rinata, l'arte è un privilegio che spetta a pochi scelti, individuati dalla Macchina dell'Assegnazione e subito spediti nella capitale per studiare e diventare professionisti.

Il canto, per Maite, è quasi un bisogno, un desiderio che non può essere soppresso. Ma sa quello che rischia se venisse scoperta e le uniche occasioni in cui può dare sfogo alla sua voce sono quelle in cui lavora nelle sale con in macchinari più rumorosi, abbastanza da coprire il suono che sfocia dalla sua bocca alle microspie disseminate ovunque.
La giovane vive la sua vita così come il governo vuole, nella signoria di Àmor ( la parola Roma letta al contrario ), fino a che la sua migliore amica Erika non viene catturata dai Giusti, le forze dell'ordine, e qualcosa in lei si spezza per sempre.

Garden è un romanzo ben costruito, che procede fluido e non manca di coinvolgere appieno il lettore.
Il linguaggio usato è semplice, ma molto suggestivo ed evocativo in alcuni casi, come ad esempio i sogni e le visioni di Maite.
Le descrizioni non sono molto particolareggiate, ma non si avverte nessuna mancanza in questo senso, in quanto ogni luogo è ben presentato e va riconosciuta all'autrice la grande capacità di riuscire caratterizzare i suoi personaggi in poche mosse: basta qualche parola, qualche gesto e si avverte la sensazione di conoscere per filo e per segno ognuno di essi.

Diverse sono le ragioni per cui il romanzo mi è piaciuto.
Innanzitutto perché per la prima volta mi trovo a leggere un libro distopico tutto italiano, che non ha nulla da invidiare a quelli americani più famosi, a cui sicuramente si ispira, ma aggiunge molti elementi innovativi e ben studiati.
Insomma, con Emma Romero comincia a rompersi l'egemonia dei distopici statunitensi di Collins, Roth, Lowry ecc.
È vero, la narrazione in prima persona ed alcuni dettagli ( evidente la somiglianza tra Cinna e Alfio ) ricordano lo stile di Hunger Games, ma Maite è molto diversa da Katniss e per questo mi piace di più.
Mentre la seconda è una persona molto pratica e concreta, che non si fa illusioni, Maite, seppure appare rassegnata e accetta la sua vita, in fondo non ha mai perso la speranza di riscattarsi, di realizzare il suo più grande desiderio e, soprattutto, non ha mai smesso di sognare il suo Giardino alla fine del mondo.
È una ragazza determinata, che pretende un futuro migliore per sé e combatte per ottenerlo.
E poi, finalmente un romanzo distopico in cui l'amore non è il fulcro della narrazione, dopo aver letto libri in cui viene analizzato e sviluppato fino a divenire più importante della trama stessa.
Riconosco l'esigenza della componente amorosa, in qualsiasi genere di storia, ma deve essere un'aggiunta, un attributo alla narrazione, che deve completare ma non oscurare.
Anche in Garden l'amore c'è, ma in una misura nuova, rispecchiando l'animo della protagonista: Maite ha sempre vissuto di sforzi e sacrifici, non ha mai conosciuto il desiderio per un'altra persona, non si è mai pottuta permettere di perdersi in dettagli che andassero oltre la sua sopravvivenza.
Adesso, per la prima volta, scopre qesto sentimento: non è passione, non è sensualità, è un amore che sboccia piano come un fiore in rpimavera, un amore timido, di chi è alle prime armi, con cui ci si approccia per la prima volta e non si ha alcuna idea di cosa significhi.
Questa scelta da parte dell'autrice l'ho trovata davvero bella e le va riconosciuta l'abilità con cui è riuscita a metterla in atto.

In conclusione, un romanzo che consiglio vivamente a tutti e che ha grandi possibilità di sviluppare un seguito degno a partire da un finale che non lascia altro che desiderare un'evoluzione della vicenda.

Vorto: 4/5.

Ragazzi, finalmente mi rifaccio vivo dopo molte settimane. Lo so, giustificarsi non serve a niente, ma mi sento in dovere di chiedervi scusa per la mia assenza, almeno quello.
Purtroppo gli impegni scolastici risucchiano la quasi totalità del mio tempo e, come ho già detto in altre occasioni, mi è impossibile garantire una presenza costante nel blog.
Quello che voglio dire è che non l'ho abbandonato e non ho intenzione di farlo, semplicemente i miei post saranno, per forza di cose, più sporadici.
Non passeranno mesi fra un articolo e l'altro, tranquilli: appena avrò tempo mi dedicherò alla pagina.
Il materiale non manca, sto facendo letture interessanti e altre mi aspettano in ostaggio sulla mia mensola, nonostante mi riesca di leggere solo la sera, prima di andare a dormire.
Tempo, tempo! Se solo le giornate fossero più lunghe!
Ma va bene, dai.
Spero stiate bene e se anche voi non conoscete più pace, abbiate pazienza: ci faremo forza insieme.
E mi raccomando: keep reading ;)
A presto,

- Lorenzo :)