Non ve l'ho detto, ma tempo fa avevo partecipato ad un contest organizzato da un blog ( questo http://bookland89.blogspot.it/ ) per festeggiare i suoi due anni di attività.
La sfida consisteva nel scrivere un racconto avente come tema generico il compleanno, di un massimo di tre pagine word.
Poco fa hanno postato i risultati e...purtroppo non ho vinto!
Ciononostante mi sono divertito molto a scrivere e il contest era più che altro per me un modo per mettermi alla prova.
Mi piacerebbe molto condividere il mio lavoro con voi, perciò pubblico qui il mio racconto, dal titolo "Starlight".
Spero possiate dedicare due minutini del vostro tempo alla sua lettura!
A presto
- thewriter
STARLIGHT
Quando
suona la sveglia, Rebecca sorride.
In
un giorno normale, avrebbe spento l’allarme con rabbia, facendolo
cadere dal comodino, per poi girarsi dall’altro lato del letto e
continuare a dormire, fino a che non si fosse fatto troppo tardi e
non si fosse maledetta mille e mille volte per non essersi alzata
subito.
Ma
non stamattina.
La
prima cosa che vede, aprendo gli occhi, è il calendario appeso al
muro: l’ha messo lei lì, in modo tale da poter ammirare subito la
data di oggi cerchiata di rosso, come se le servisse un promemoria
per ricordare quel giorno speciale.
Buttando
a terra le lenzuola, s’infila le pantofole e scende di corsa al
piano di sotto, convinta di trovare la mamma in cucina ad aspettarla.
Quando
apre la porta, però, non c’è nessuno. Sul tavolo, un invitante
cupcake alla vaniglia con una candelina sopra e una tazza di caffè,
accompagnati da un post-it.
“Scusa,
c’è stata un’emergenza al lavoro e sono dovuta andare via prima.
L’accendino è nel secondo cassetto accanto alla lavastoviglie: non
dimenticare di esprimere un desiderio.
Tanti
auguri, ti voglio bene.
Mamma.”
Un
po’ le dispiace che non sia lì. Avrebbe voluto abbracciarla, come
ogni mattina, e ringraziarla per il gesto gentile, ma lei non è più
una bambina e deve accettare di poter passare un compleanno senza la
madre.
Rebecca
prende la tazza in mano e beve un sorso. Il caffè è ancora caldo.
Segue
le istruzioni e accende la candelina.
Che
possa essere uno dei giorni più belli della mia vita,
pensa.
Poi
fa un sorriso e soffia.
***
Per
la mattinata, ha in programma di stare a casa. Normalmente avrebbe
lezione, ma non le va di trascorrere il compleanno all’università.
D’altronde,
è una delle sue feste preferite, perché è la sua
festa.
È l’unico giorno dell’anno in cui desiderare attenzioni non è
nulla di sbagliato, in cui è possibile stare al centro degli altri
senza sentirsi maniaci del protagonismo.
Probabilmente
è un po’ egoista, ma non le interessa. Essere tenuti in estrema
considerazione piace a tutti, anche ai più modesti, che quando
ricevono un complimento, cercando in mille modi di essere umili, non
fanno altro che evidenziare ancora di più la propria vanità.
Una
volta che si è vestita e lavata, si butta sul divano e prende un
libro: leggere la rilassa da morire e, non avendo nulla da fare, è
il passatempo migliore.
Nel
pomeriggio ha in programma un’uscita con Luca, probabilmente un
cinema e una pizza. Niente di particolare, ma a lei va bene così.
Non c’è bisogno di cenette a lume di candela o weekend in
montagna: la sua vita non è una commedia romantica e lei non è di
certo Julia Roberts che aspetta il bacio appassionato di Richard
Gere.
Tuttavia,
quando arriva la sera e Luca non si è ancora fatto sentire, comincia
a preoccuparsi.
Si
dice che non è nulla, che un ritardo è ammissibile. Magari nel
giorno del suo compleanno sarebbe stato da evitare, ma è comunque da
tenere in conto: il traffico, un incidente stradale…ma perché
diamine non risponde al cellulare?
Fissa
lo schermo ansiosa. Un messaggio. Due messaggi. Amiche che le fanno
gli auguri, il dentista che le ricorda l’appuntamento fissato per
il giorno dopo, ma di lui nessuna traccia.
Non
sa più cosa pensare. O è successo qualcosa di brutto o Luca le ha
dato buca. E la seconda opzione è molto più grave della prima.
Quando
ormai l’orologio segna le dieci, si dà per vinta e getta la borsa
a terra. No, questa non gliela perdona. Non nel suo giorno speciale.
Poi,
all’improvviso, qualcuno suona il citofono. Una breve scintilla si
riaccende in lei, che ha già scordato tutto e non vede l’ora di
uscire, ma quando risponde, a parlare non è Luca.
<<
Signorina, il taxi che ha chiamato è qui fuori. >>
***
Quando
scende dall’auto, Rebecca si trova in aperta campagna.
Fa
freddo e si stringe il cappotto per ripararsi dalle folate di vento.
Non sa nemmeno lei perché sia salita su quella macchina gialla e non
ha idea di come sia possibile che i taxi facciano corse con un
capolinea situato praticamente in mezzo al nulla, eppure ora è lì.
Forse
era stanca di aspettare, forse non riusciva ad accettare il fatto di
aver trascorso il suo intero compleanno a casa. E così ha preso il
giubbotto ed è scesa in strada.
Durante
il tragitto ha provato a chiedere informazioni al tassista, ma quello
è rimasto impassibile, muto come un pesce, e alla fine si è
limitata a fissare la strada fuori dal finestrino, vedendo scomparire
i massicci palazzi grigi del centro a poco a poco che si
allontanavano dalla città.
Ma
ora…beh, ora si sente una stupida. Sarebbe potuto succedere di
tutto. Salire su un taxi che non ha mai chiamato, per poi ritrovarsi
al buio a fissare un’immensa distesa d’erba davanti a sé. È
stata così incosciente e infantile e…
Quella
è una luce.
Una
luce! E le va incontro!
Si
avvicina sempre più, un po’ alla volta, e quando si accorge di
avere di fronte Luca, con una coperta di lana e due sacchi a pelo in
mano, non può che mettersi a ridere.
Lui
è uno scemo. E questa è la cosa più sdolcinata, banale, ridicola e
meravigliosa che avrebbe mai potuto organizzare per lei.
Che
falsa è stata, a pensare che un cinema sarebbe stato il massimo cui
ambire. Perché, come lei sa già, a tutti piacciono le sorprese,
anche a chi afferma di odiare ogni tipo di gesto romantico.
Cinque
minuti dopo sono distesi sul prato ad ammirare il cielo stellato. Che
spettacolo che è la volta celeste: è sempre sopra di te, ma tu sei
sempre troppo impegnato per fermarti a contemplarla.
<<
Sai, pensavo che non avresti mai preso il taxi ed io sarei rimasto
qui ad aspettarti in eterno >> dice Luca ad un tratto.
<<
Sarebbe stata la scelta più razionale, ma ringrazio Dio di non
averla fatta. >>
Rebecca
starnutisce. Si gela, ma Luca tira fuori un thermos pieno di
cioccolata calda e i due prendono a sorseggiarla come fosse il tesoro
più prezioso del mondo. Si stringono ancora più vicini.
Lui
la guarda dritto negli occhi. È un attimo, e poi lo dice.
<<
Ti amo. >>
Per
una frazione di secondo, Rebecca è spaventata. Perché non l’ha
mai detto prima, perché ha paura di dipendere così tanto da una
persona.
Ma
poi si riprende. Per la prima volta in vita sua, è certa di
ricambiare quel sentimento.
<<
Anche io >> dice finalmente << Ti amo più di ogni altra
cosa al mondo. >>
Lui
sorride e le accarezza la guancia con il pollice. Avvicina la bocca
all’orecchio di lei e le sussurra: << Buon compleanno. >>
Poi
la stringe a sé e la bacia. Un bacio lento, dolce e passionale allo
stesso tempo. Di quelli che scaldano il cuore e riempiono lo stomaco
di farfalle, che vorresti non finissero mai.
Quando
le loro labbra si allontanano, rimangono a fissarsi l’uno negli
occhi dell’altro, assaporando fino all’ultimo ogni attimo di
questo momento unico.
Alla
fine, il desiderio di Rebecca si è avverato.
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