giovedì 31 gennaio 2013

Starlight

Buona sera a tutti ;)
Non ve l'ho detto, ma tempo fa avevo partecipato ad un contest organizzato da un blog ( questo http://bookland89.blogspot.it/ ) per festeggiare i suoi due anni di attività.
La sfida consisteva nel scrivere un racconto avente come tema generico il compleanno, di un massimo di tre pagine word.
Poco fa hanno postato i risultati e...purtroppo non ho vinto!
Ciononostante mi sono divertito molto a scrivere e il contest era più che altro per me un modo per mettermi alla prova.
Mi piacerebbe molto condividere il mio lavoro con voi, perciò pubblico qui il mio racconto, dal titolo "Starlight".
Spero possiate dedicare due minutini del vostro tempo alla sua lettura!
A presto

- thewriter



STARLIGHT
Quando suona la sveglia, Rebecca sorride.
In un giorno normale, avrebbe spento l’allarme con rabbia, facendolo cadere dal comodino, per poi girarsi dall’altro lato del letto e continuare a dormire, fino a che non si fosse fatto troppo tardi e non si fosse maledetta mille e mille volte per non essersi alzata subito.
Ma non stamattina.
La prima cosa che vede, aprendo gli occhi, è il calendario appeso al muro: l’ha messo lei lì, in modo tale da poter ammirare subito la data di oggi cerchiata di rosso, come se le servisse un promemoria per ricordare quel giorno speciale.
Buttando a terra le lenzuola, s’infila le pantofole e scende di corsa al piano di sotto, convinta di trovare la mamma in cucina ad aspettarla.
Quando apre la porta, però, non c’è nessuno. Sul tavolo, un invitante cupcake alla vaniglia con una candelina sopra e una tazza di caffè, accompagnati da un post-it.
Scusa, c’è stata un’emergenza al lavoro e sono dovuta andare via prima. L’accendino è nel secondo cassetto accanto alla lavastoviglie: non dimenticare di esprimere un desiderio.
Tanti auguri, ti voglio bene.
Mamma.”
Un po’ le dispiace che non sia lì. Avrebbe voluto abbracciarla, come ogni mattina, e ringraziarla per il gesto gentile, ma lei non è più una bambina e deve accettare di poter passare un compleanno senza la madre.
Rebecca prende la tazza in mano e beve un sorso. Il caffè è ancora caldo.
Segue le istruzioni e accende la candelina.
Che possa essere uno dei giorni più belli della mia vita, pensa.
Poi fa un sorriso e soffia.



***



Per la mattinata, ha in programma di stare a casa. Normalmente avrebbe lezione, ma non le va di trascorrere il compleanno all’università.
D’altronde, è una delle sue feste preferite, perché è la sua festa. È l’unico giorno dell’anno in cui desiderare attenzioni non è nulla di sbagliato, in cui è possibile stare al centro degli altri senza sentirsi maniaci del protagonismo.
Probabilmente è un po’ egoista, ma non le interessa. Essere tenuti in estrema considerazione piace a tutti, anche ai più modesti, che quando ricevono un complimento, cercando in mille modi di essere umili, non fanno altro che evidenziare ancora di più la propria vanità.
Una volta che si è vestita e lavata, si butta sul divano e prende un libro: leggere la rilassa da morire e, non avendo nulla da fare, è il passatempo migliore.
Nel pomeriggio ha in programma un’uscita con Luca, probabilmente un cinema e una pizza. Niente di particolare, ma a lei va bene così. Non c’è bisogno di cenette a lume di candela o weekend in montagna: la sua vita non è una commedia romantica e lei non è di certo Julia Roberts che aspetta il bacio appassionato di Richard Gere.
Tuttavia, quando arriva la sera e Luca non si è ancora fatto sentire, comincia a preoccuparsi.
Si dice che non è nulla, che un ritardo è ammissibile. Magari nel giorno del suo compleanno sarebbe stato da evitare, ma è comunque da tenere in conto: il traffico, un incidente stradale…ma perché diamine non risponde al cellulare?
Fissa lo schermo ansiosa. Un messaggio. Due messaggi. Amiche che le fanno gli auguri, il dentista che le ricorda l’appuntamento fissato per il giorno dopo, ma di lui nessuna traccia.
Non sa più cosa pensare. O è successo qualcosa di brutto o Luca le ha dato buca. E la seconda opzione è molto più grave della prima.
Quando ormai l’orologio segna le dieci, si dà per vinta e getta la borsa a terra. No, questa non gliela perdona. Non nel suo giorno speciale.
Poi, all’improvviso, qualcuno suona il citofono. Una breve scintilla si riaccende in lei, che ha già scordato tutto e non vede l’ora di uscire, ma quando risponde, a parlare non è Luca.
<< Signorina, il taxi che ha chiamato è qui fuori. >>



***
Quando scende dall’auto, Rebecca si trova in aperta campagna.
Fa freddo e si stringe il cappotto per ripararsi dalle folate di vento. Non sa nemmeno lei perché sia salita su quella macchina gialla e non ha idea di come sia possibile che i taxi facciano corse con un capolinea situato praticamente in mezzo al nulla, eppure ora è lì.
Forse era stanca di aspettare, forse non riusciva ad accettare il fatto di aver trascorso il suo intero compleanno a casa. E così ha preso il giubbotto ed è scesa in strada.
Durante il tragitto ha provato a chiedere informazioni al tassista, ma quello è rimasto impassibile, muto come un pesce, e alla fine si è limitata a fissare la strada fuori dal finestrino, vedendo scomparire i massicci palazzi grigi del centro a poco a poco che si allontanavano dalla città.
Ma ora…beh, ora si sente una stupida. Sarebbe potuto succedere di tutto. Salire su un taxi che non ha mai chiamato, per poi ritrovarsi al buio a fissare un’immensa distesa d’erba davanti a sé. È stata così incosciente e infantile e…
Quella è una luce.
Una luce! E le va incontro!
Si avvicina sempre più, un po’ alla volta, e quando si accorge di avere di fronte Luca, con una coperta di lana e due sacchi a pelo in mano, non può che mettersi a ridere.
Lui è uno scemo. E questa è la cosa più sdolcinata, banale, ridicola e meravigliosa che avrebbe mai potuto organizzare per lei.
Che falsa è stata, a pensare che un cinema sarebbe stato il massimo cui ambire. Perché, come lei sa già, a tutti piacciono le sorprese, anche a chi afferma di odiare ogni tipo di gesto romantico.
Cinque minuti dopo sono distesi sul prato ad ammirare il cielo stellato. Che spettacolo che è la volta celeste: è sempre sopra di te, ma tu sei sempre troppo impegnato per fermarti a contemplarla.
<< Sai, pensavo che non avresti mai preso il taxi ed io sarei rimasto qui ad aspettarti in eterno >> dice Luca ad un tratto.
<< Sarebbe stata la scelta più razionale, ma ringrazio Dio di non averla fatta. >>
Rebecca starnutisce. Si gela, ma Luca tira fuori un thermos pieno di cioccolata calda e i due prendono a sorseggiarla come fosse il tesoro più prezioso del mondo. Si stringono ancora più vicini.
Lui la guarda dritto negli occhi. È un attimo, e poi lo dice.
<< Ti amo. >>
Per una frazione di secondo, Rebecca è spaventata. Perché non l’ha mai detto prima, perché ha paura di dipendere così tanto da una persona.
Ma poi si riprende. Per la prima volta in vita sua, è certa di ricambiare quel sentimento.
<< Anche io >> dice finalmente << Ti amo più di ogni altra cosa al mondo. >>
Lui sorride e le accarezza la guancia con il pollice. Avvicina la bocca all’orecchio di lei e le sussurra: << Buon compleanno. >>
Poi la stringe a sé e la bacia. Un bacio lento, dolce e passionale allo stesso tempo. Di quelli che scaldano il cuore e riempiono lo stomaco di farfalle, che vorresti non finissero mai.
Quando le loro labbra si allontanano, rimangono a fissarsi l’uno negli occhi dell’altro, assaporando fino all’ultimo ogni attimo di questo momento unico.
Alla fine, il desiderio di Rebecca si è avverato.

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